lunedì 26 ottobre 2020

Una serata da Horácio - NewAlfama

 

Livido Vinilico nº 20. (20 'a festa)

Titolo: Una serata da Horácio 

Musica: Ciclo - L-ALI 


Lisbona è fuori dal tempo, mi ricorda la musica dei Bluvertigo e in effetti il regno di luce e azulejos è a tema con il testo della loro canzone ma questo livido vinilico ormai s'è sposato con un rapper tuga scoperto ieri (ieri = 12/10/2020), proprio in serata da Horácio, tra una piacevole rimpatriata tra amici e l'evento per il libro di Daniele Coltrinari e Luca Onesti "C'era una volta in Portogallo" (Tuga edizioni). 

Rispettare gli orari a Lisbona è difficile per me, sembra che incontri casuali e altre situazioni occasionali accadono apposta solo per farmi ritardare. Non sono "imprevisti" sono "dinamiche". 

Stacco alle 16h. Passo da Campolide al campo base della Calboni edições per prendere più copie del mio "Fuori onda" in occasione dell'evento di Sabato 17, raggiungo a Intendente il mio socio Márcio per un bel rituale e l'idea è arrivare per le 18h da Horácio... Ci arrivo alle 21h, Salvatore, il bardo della serata, ha appena finito di suonare. L'atmosfera è ottima, il terrazzo sembra un salottino a cielo aperto. 

Una "Coltrinata" con stile. Non vedevo Daniele da... Cavolo, dal 2019. Luca Onesti sta' a Istanbul ma il loro libro sta qui e gira già tra le mani di vari curiosi e amici. E grazie all'evento rivedo altri ex colleghi e Lisbon Lovers.  Ma soprattutto rivedo Alex, Edo e Alfonso con cui abbiam vissuto la prima estate del Secret Garden LX lavorando fianco a fianco. E adesso eccoli qui a gestire egregiamente o Horácio, questa nuova e saborosa realtà che unisce il genio creativo di Alex con le gustose tradizioni Napoletane impastate, fritte o soffritte, cotte o saltate da Alfonso. 

Un'oasi Italo-vegetariana in mezzo al rustico scenario di Alfama e stasera anche con un pizzico di cultura. Cultura che non sia culinaria intendo. 





Daniele m'invita a improvvisare qualcosa visto che il pubblico è ancora per la maggior parte seduto, vedo il microfono sull'attenti pronto a fare la sua, palco vuoto, scatta una stupida timidezza pressionata da un'altra impellenza, rimbalzo l'invito con «1 minuto e arrivo!» e vado a vedere com'è la situazione al comando/nella cucina di questa fabbrica di bontà. Intanto penso a cosa potrei dire o a come collegarmi con la storia del Giro del Portogallo che Daniele e Luca hanno in-seguito inforcando a loro volta una bicicletta e scoprendo "canti e colli" di questa terra Lusitana che ci ospita e che amiamo raccontare. 

Mi viene in mente un recente post di Massimo Fini, uno tra i pochi nella lista de "gl'ultimi veri giornalisti" in Italia, parlando di società e di dinamiche attuali è arrivato a parlare di Sport denunciando come il Ciclismo, che era tanto amato in Italia, sia stato relegato alla pagina 42 della Gazzetta dello Sport nonostante fosse un Mondiale di Ciclismo. In TV anche poco niente, sembra quasi sconveniente dare spazio al Ciclismo, eppure è uno sport duro e di gran fatica ma forse è proprio questo il problema, si suda troppo, troppo "sbattimento" o non è più di moda. 

Per Daniele Coltrinari e Luca Onesti invece è stata un'avventura degna d'essere racontata quella di seguire la Volta de Portugal. Tra l'altro hanno creato anche l'idea di un Tour che va dietro al Giro del Portogallo, ma con questa emergenza Covid va tutto a farsi fottere. 

Oggi (oggi = 25/10/2020) mentre passeggiavo tranquillo verso il bar per nu belo cafè prima di affronatre il turno di notte, stavo pensando come per una volta, per chi sta in fondo al gruppo, il fatto che siano tutti rallentati nei progetti e negl'eventi è comunque un'opportunità per poi ripartire tutti vicini, spalla a spalla, proprio come all'inizio della gara. Come quando in Formula 1 esce la Safety Car e si azzerano le distanze e i vantaggi di chi era già in testa e irrecuperabile. Pensa te che "contentini" in pillole per chi non conta un cazzo ma stà in gara anche se solo per fare numero VS chi arriva sempre sul podio sicuro. 

Se non hai qualcuno sotto come fai a dire che stai sopra? 

Si aspettano variazioni e cambiamenti ai nostri ritmi di vita, ai nostri abiti e ai nostri rituali, pagani o meno che siano, dopo questa ondata di restrizioni, contagi, angoscia e futuro incerto. 

Di certo c'è che Alex e Alfonso da Horácio continuano a sfornare prelibatezze e al massimo te le spediscono con Uber se non puoi proprio andare tu dalla montagna. Ste applicazioni hanno "Maomettato" tutti. 

Se Maometto non va alla montagna è la montagna che va da Maometto. 

Antico detto, tanto quanto il primo che l'ha detto. 

Pare fosse un tipo con un turbante che gestiva un'oasi nel deserto e che sperperava tutto in corse di cammelli, almeno così m'ha raccontato una volta un'avvinazzato senzatetto. 

Mo' con Ubereats anche io poco ci metto. No, io no, tu magari, io da un anno non uso più smartphone. Ho dato un taglio netto. 

Mi ha stufato questa società, le opportunità e le cose belle che vivo mica me le offre il Governo o il partito in testa ma la cricca di amici o gli incontri "casuali" con cui scrivo giornate stupende. Da solo o in buona compagnia si creano i momenti più intensi che vale la pena ricordare e che danno sapore a quello che definiamo "reale". Ma mi sto allontanando da Alfama e dalla serata, la memoria mi riporta al mio quartiere, in un altro Stato, torno in pista, in un vicolo stretto come un budello ligure, nel "vicolo del Marchese" che ho scoperto essere la traduzione do Beco do Maquinez

Tra un giro e l'altro ci ritroviamo tra amici all'ora di chiudere a farci un altro giro di birrini freschi appena spillati. L'unico "intruso" nel nostro gruppo di italiani su di giri è proprio un Alfacinho datato e sdentato che se ne sta' in un angolo a godersi le nostre concitate chiacchiere in italiano acceso. Essendo il promotore di ripetuti brindisi a quella o a quell'altro, per gentilezza coinvolgo anche l'unico Potoghese presente in questo covo d'immigrati italiani. Lui partecipa contento, è uno di Alfama da generazioni. 

Ci osserva divertito, siamo tutti belli carichi e positivi, positivi nel senso di presiBBene, meglio specificare prima che ci seviziano con un tampax gigante, ed è solo segunda feira, yeah! Anche io lo osservo divertito, Lisboeta d'Alfama da generazioni e dal 2012 ha visto di colpo trasformarsi il suo quartiere in un presepe acceso 365 giorni l'anno per il turismo mondiale e anche questa tasca è diventata una tana di Italiani allegroni e caciaroni che si stanno moltiplicando a Lisbona come conigli in Australia. 

Alex e Alfonso mi spiegano che è il padre di un rapper conosciuto, ci metto tre giri a capire il nome poi scatta una googolata e Alfonso mi mette su la prima che trova. Ciclo

Artista: L-ALI. 

Il pezzo è masterizzato bene, capisco subito che è una produzione seria, roba stile Trap ma stranamente non fa cagare come quasi tutta la roba Trap. 

Bel pezzo, faccio i complimenti al padre di L-Alì, Bella Alì!  

Ciclo, Ciclismo, è pure a tema con la serata. 

Alcool e suoni bassi e cupi mi caricano come se avessimo una Cais do Sodré scatenata che ci aspetta, invece a parte il calore del nostro convivio non c'è proprio un cazzo di niente là fuori. Fodes. 

Siam tutti amici che non si vedono da mesi. Ci si carica di energia positiva a stare coi propri amici, specialmente quelli con cui condividi progetti e lotte quotidiane. Nessun orizzonte positivo a vista, navighiamo solo tra passato e presente, il futuro è un'incognita come le copie che riuscirò a vendere del mio libro. "Fuori onda" della Calboni edições e che ho presentato Sabato 17/10 proprio nello stesso terrazzino-salottino di Horácio. 

A proposito: una copia di "Fuori onda" la puoi avere tra le mani con 5€ scrivendo a calboni.ed@gmail.com o contattandomi in privè. 








Doveva essere scritto "che presenterò" perché questo post è nato alla settima imperial spillata da Alex (o ad Alex) e mi ero ripromesso di scriverlo in settimana per aiutare ulteriormente la promozione dell'evento ma poi è scattato il cù-cù del Governo con la nuova restrizione ultra restringente e senza ali che assorbe tutti gl'amici in casa (o quasi) e figurati la voglia di promuovere che avevo e che ho ancora adesso. Non aspetto di farmelo scappare in un fuori onda se intervistato, ma che due coglioni raga da quando c'han blindato. 

Ecco, giusto un mezzo blindato ci vuole adesso per andare avanti o un assalto ad un blindato. Un classico, una scusa sempre buona per usare dei Kalashnikov e altre armi da fuoco o esplosivi. Di solito gl'esplosivi si usano per far saltare i portelloni dietro. Le maschere già le abbiamo. Per organizzare una banda per un colpo servono riunioni clandestine, oggi la clan-destinità serve per uscire e ritrovarsi in più di sei. Porra!


Più di sei = sei fottuto.


La nuova equazione in questa follia dove ogni giorno si danno i numeri.


Dalla mitica "Eravamo quattro amici al bar" di Gino Paoli siam passati ad una più attuale versione "Eravamo non più di sei amici al bar" di Governo Conte & Friends e la versione Lusitana "Eravamo non più di cinque amici al bar" di Governo Costa & Friends, testo di Simone Faresin. 


Eravamo non più di sei amici al bar 

che volevano cambiare il Mondo 

destinati a qualcosa in più 

di una donna e di un posto in un callcenter. 

Si parlava con profondità 

ma con la mascherina 

di sta' crisi e di sta' cazzo di amuchina. 

Tra un bicchier di birra e un altro ancora 

si finiva a convincere qualcuno 

ad andar a ballare farrò. 


Invece il Mondo c'ha cambiato a tutti noi, forse. O forse è solo un grande Teatro, una gigantesca messa in scena e siam davvero tutti abituati a recitare così bene che basta dire in TV come comportarsi che poi lo facciamo davvero tutti. O quasi. 

Anche il mitico discorso di Tyler Durden in Fight Club ha perso consistenza adesso che si sta sgretolando tutto. O quasi. 


Vedo tutto questo potenziale... e lo vedo sprecato... porca puttana, un'intera generazione che pompa benzina, serve ai tavoli, o schiavi coi colletti bianchi... la pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono... siamo i figli di mezzo della storia... non abbiamo ne uno scopo ne un posto.. non abbiamo la grande guerra ne la grande depressione... la nostra grande guerra è quella spirituale.... la nostra grande depressione è la nostra vita... siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinti che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock star... ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando... e ne abbiamo veramente... le palle... piene.


Forse ci ritroveremo come le Star a bere whisky in qualche bar o forse non ci rincontreremo mai, ognuno isolato con i suoi guai. E se inviti qualcuno a casa occhio che può venire la Polizia a controllare quanti invitati hai. Ma dai... 

Qualcuno osa tentare anche convincerci che nel sesso sia meglio mantenere posizioni che garantiscano il distanziamento di un metro e mezzo dalle rispettive bocche e narici, in rete gira già un kamasutra aggiornato. "Questa sì, questa no". Conforme o Non conforme, come un timbro di fabbrica. 

E con tutti questi problemi è pure pericoloso essere "positivi". 

Il grande Khalil Gibran ha scritto che ogni uomo è un'isola e adesso le restrizioni Covid ci portano a rappresentare perfettamente quest'esistenza in stile atollo mentre l'economia ristagna come una bassa marea mucillagginosa nell'Adriatico, commercio statico e ogni Stato anche senza statistiche risulta sempre più antipatico. 


I ritmi e gl'orari mi riportano sulla via di casa. Accetto l'idea che la serata sia finita ma non i nostri progetti, non i nostri sogni, non la nostra fame di vivere ancora Lisbona come abbiamo imparato a fare in questi anni. O in quest'ultimo anno, visto che Alex ricorda a tutti all'ultimo brindisi che sono stato il primo italiano che ha conosciuto al Bairro Alto nella sua seconda serata quando sbarcò a Lisbona nel 2019. Che storia, eravamo al Capela, Rua da Atalaia... E andava tutto più che bene tra contatti e strusciamenti in quel piccolo club d'elettronica con Signori Djs ai piatti con dischi spesso mai sentiti prima. 

Dovrei dedicare una sezione di lividi vinilici solo per il Capela e le sue belle serate. 

Soprattutto adesso che nessuno sa più cosa voglia dire. 


Mi ritrovo in metro a rileggere il mio "Fuori onda". Adoro poter sfogliare il mio primo libro e immergermi di nuovi tra fatti e personaggi rimasti in Mozambico. Il non poter più viaggiare sul serio, questo sì che sarebbe come amputare una grossa fetta di libertà nella nostra vita. Tagliare le ali, riproporre i confini come limiti invalicabili, mio Dio non sia mai! 

Sollevo la testa dal libro proprio alla fermata prima della mia. 

Che istinto metropolitano, come quando da pendolare tra Gallarate e Milano al ritorno mi ripigliavo dall'abbiocco proprio alla fermata prima della mia. 

Un vagone di ricordi. Scrivere è una magia che é rimasta ancora pura e intatta. Sono ancora semplici parole battute in sequenza a scatenare un linguaggio morse dentro di noi tra ricordi ed emozioni. 


Scendo a Pontinha. Zona di confine tra Lisbona, Odivelas e Amadora. 

Pontinha è cosí country che ha le cicale anche dentro alla stazione metro. Fanno un casino incredibile ma se chiudi gl'occhi sei in un prato e l'aria fresca crea un chillout interiore unico. 

Mi ricorda un post: "Lasciate il grillo al campo" postato a Giugno.  

"Lasciate il grillo al campo" è un bel livido vinilico. Un modo per conoscermi meglio se hai voglia di leggermi. Io tanto devo comunque aspettare il 210. 






Siamo i sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona. Omicidi, crimini, povertà, queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con 500 canali, il nome di un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra, l'arredatrice, poche calorie, Marta Stewart.. Fanculo Marta Stewart.. Marta sta lucidando le maniglie sul Titanic... Va tutto a fondo bello... Perciò vaffanculo tu e il tuo divanetto a strisce verdi di Omar Shab della String.

Cit. Tyler Durden 













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