giovedì 12 marzo 2020

"Pande" 3 racconti brevi come starnuti. 2/3



"Pande" 

3 Racconti brevi, brevi come starnuti.






Dagli alla paura!



Sto cercando su YouTube una scena del film "Alexander" quando l'omonimo imperatore guerriero e conquistatore protagonista prega Phobos, il Dio della Paura, affinché terrorizzi il nemico nella notte prima della battaglia. Trovo la scena solo in inglese ma non rende e l'audio è troppo basso, amen. Penso quale possa essere la musica ideale da associare al testo "Pande" a tema con la recente pandemia di Covid19. Il mio "Livido Vinilico" è un progetto che associa ad ogni racconto una musica o che s'ispira proprio alla musica scelta. Ma musiche legate a pandemie o virus non me ne vengono in mente.
La prima che mi viene in mente è "Do the evolution" dei Pearl Jam ma vorrei qualcosa di più specifico. Scatta la googolata




C'è un pezzo chiamato "Virus" di Martin Garrix & MOTi 
ma fa veramente cagare.
Cerco ancora. 
Solo pezzi orribili e uno, che non merita neanche di essere citato, che addirittura approfitta il momento intitolandosi come il virus in questione. Spazzatura.
Virus. Pandemia. Panico. 

"Preso dal panico, fermati un attimo, 
perché se vai più giù forse non torni più.
Cerchi di uccidere, quello che hai dentro te..." 

"Panico" di Fabri Fibra sembra andare bene ma solo per il ritornello di Neffa, perché appena Fabri inizia a cantare mi cascano le palle, no zero. Ok, taglio la testa al toro.

Musica: A new error - Moderat.

Melchiorre, il mio coinquilino, rientra proprio mentre sono in sala chino sul computer. Siamo al terzo ed ultimo piano della palazzina al numero 25 di Rua de Moçambique. Bairro das Colonias, Lisboa.
Lui è visibilmente stanco e stressato dalla giornata di lavoro, io sono concentrato sul mio post come fosse un'antidoto alla stupidità umana e per contrastare il nuovo Virus Corona. 
Melchiorre è felice di vedere che son "preso bene" a scrivere e produrre, lo rallegro ulteriormente ricordandogli che tra un'ora usciamo e andiamo all'aperitivo a Cais do Sodré al Bar Gelato. 
Lui ricambia l'entusiasmo ma mi prega di andarci a piedi.
<< Simo andiamoci a piedi a Cais, dai, piuttosto usciamo mezz'ora prima. >>
<< Cosa? >> Lo guardo stupito. << A piedi fino a Cais? >>
Non che non l'abbia già fatto, Anjos - Cais do Sodré a piedi, anzi, facevo anche di peggio ma mi stupisce che uno pigro come il Mel mi chieda una sgambettata simile. 
Si giustifica con una smorfia.
<< Non ce la faccio più a sopportare le persone in metro, tutti rincoglioniti e lenti, dormono in piedi sti' coglioni. Non si spostano, non ti lasciano scendere o passare. >> 
Ne parla come se fosse il principale problema dell'umanità, poi aggiunge: << oggi per farne spostare uno, da dietro ho tossito forte e gl'ho detto "sono italiano!" e finalmente s'è spostato subito. >> 

Rimango in silenzio per un paio di secondi, mi giro a guardare Melchiorre negl'occhi. 

Lui esibisce ancora un sorrisetto quasi soddisfatto come sentendosi d'aver fatto bene. Lo fisso seriamente preoccupato.
<< Dimmi che stai scherzando. >>
Melchiorre dal mio tono capisce che non condivido la sua trovata.
Gli sparisce il sorrisetto dalla faccia e si rabbuia un istante. 
Lo incalzo nuovamente.
<< Dimmi che stai scherzando e che non l'hai fatto davvero. >>
Melchiorre mi risponde quasi sottovoce: << io ho memorizzato questa scena, non l'ho solo pensato ma l'ho anche fatto. >>
<< No!? >> Sono davvero incredulo che non si renda conto della gravità del gesto.
<< Simo, ma era un tipo solo, non si levava più da davanti, gl'ho fatto sta' pezza e almeno s'è levato dal cazzo. >>
<< Ma dai, ma non puoi giocare su questa fobia delle persone, non puoi fomentare la paura verso gl'italiani! >>
<< Ma era un tipo da solo! >>
<< Vabbè ma mettiti nei suoi panni, immagina se qualcuno ti vede e ti sente dire una cosa così, cioè dai, i portoghesi sono buoni e tranquilli, sono tanto timidi ed educati che forse non si permetterebbero mai di dirci qualcosa ma se gli fai una scena del genere scateni una fobia verso di noi. Contribuisci a farci dare degli untori! >>
Melchiorre per sdrammatizzare la prende sul ridere ma io ci sono rimasto davvero male, non è una cosa su cui scherzare. 

Fino ad una settimana fa si pigliavano male tutti in ogni vagone della metro per ogni cinese con mascherina e trolley alla mano.
Tutti a pensare "oddio sará arrivato adesso dalla Cina?" o cose tipo: "ecco, se questo è infetto son fottuto, è andata." 

Riuscivo a leggerlo tra le espressioni dei presenti, sguardo allarmato e sospiri desolati accettando l'inevitabile.
Adesso, la stessa cosa succede sentendoci parlare in italiano sui mezzi pubblici, ci guardano preoccupati.
Devo indossare una felpa con la scritta "tranquilli, non torno in Italia da 2 anni."
Ma sò già che non basterebbe. La paura è bastarda e trivella a fondo, fino al midollo. 

Non bisogna lasciarsi prendere dal panico, per stare in forma ogni cellula dev'essere "presa bene". È importante alimentarsi bene tanto quanto stare in forma e stare ottimisti, positivi, a "cazzo duro" come all'inizio di ogni splendida giornata, quando il flusso sanguigno organizza un'alza bandiera per dichiarare aperta una nuova giornata d'attività intense.
Chissá a cosa andiamo incontro e intanto bisogna stare pure attenti ad un pirla come Melchiorre che trova che fare la parte dell'untore possa essere utile per circolare meglio senza tartarughe ad intralciarlo sul suo cammino. Lepre lebbrosa. Testa di cazzo adiposa. Melchiorre non ha un cervello ma un sottobosco dove spuntano cazzate come fossero funghi a iosa. 

Cerco di distrarmi leggendo articoli interessanti sul nuovo mondo in cui viviamo. 

In Cina l'allarme è rientrato mentre da noi è appena scoppiato. 
Ma a stupirmi sono i metodi e l'evidente svolta che questo evento ha segnato nel corso della nostre Democrazie sempre più mutate in Necrocrazie.
<< DioCyberpunk! >> esclamo leggendo le prime righe di un articolo.
Questo livido non andrà via facilmente, la botta è bella forte.

"La battaglia contro il Coronavirus (in Cina) si è combattuta con ampio utilizzo di tecnologia e big data, facendo scempio di ogni elementare diritto di privacy dei cittadini. Controllo degli spostamenti attraverso smartphone e compagnie telefoniche, utilizzo delle informazioni presenti su chat e social network, caschi indossati dai militari in grado di riconoscere i volti anche in presenza della mascherina e dotati di dispositivi per rilevare immediatamente la temperatura, robot in giro per le strade con funzione di monitoraggio sociale, telecamere piazzate ovunque, banche dati delle carte di credito a disposizione per incrociare dati sensibili. Tutto è stato usato per sconfiggere il Virus, tutto è nelle mani dello Stato (che d’ora in poi potrà farne ciò che vuole)."

Titolo pomposo ma contenuto sostanzioso. 


Continua... 



Foto e testo di Simone Faresin. Lisbona, Marzo 2020. 

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