giovedì 12 novembre 2020

Pane, Amore e Bifane. "Zé Zen"

 

Livido Vinilico 25 all'11|11 

Serie: Pane, Amore e Bifane

Musica: da una radio in sequenza, Queen - Radio Ga Ga e Lenny Kravitz - Fly Away




Zé Zen




Sabato 7 (Novembre 2020) eravamo proprio in 7 a lasciare l'aperitivo/festa di compleanno di Rich-Hard. S'era fatta una certa e con le nuove limitazione decretate da Costa & Friends alle 22e30 i ristoranti devono chiudere, se volevamo cenare ci dovevamo dare una mossa. Solo per questo lasciammo il bel climax creatosi al Bar Gelato e c'incamminammo verso Santos. 

Nonostante i decreti l'oste ci organizzò una bella tavolata unica, 3 da una parte e 4 dall'altra. Bella mangiata, una carne tenera tenera dall'isola di Madeira, spiedini fatti coi rami della pianta dell'origano, stavo per scrivere origami, no niente fogli ma foglie, anzi solo i rami. 

Alle 22e10 l'oste ci ricordò che alle 22e30 dovevamo sparire, noi assecondammo i suoi timori visto che la Polizia stava fuori in agguato, pronta a multare, ma finì a tarallucci e vino, anzi ai caffè e agli ammazza-caffè alle 22e35. Io ero già fuori pronto ad accendere la miccia del digestivo alle erbe, uscirono tutti alla spicciolata. Polizia in giro non se ne vide e in quel vicolo buio e spisciazzato di Santos non ci sono telecamere o altri occhi indiscreti. E stavamo a 100 metri dal Parlamento. 

Passeggiammo per attivare la digestione e per avvicinarci alla stazione metro di Cais, purtroppo dovevo già rientrare a casa. Prima di salutarci un'amica, presumo ispirata dalla mia barba folta, mi disse che un amico di un'amica aveva bisogno di volontari per fare pratica alla scuola di barbiere, mi diede il suo contatto: Zé. Lo registrai come "Zé barba" nella mia lista di contatti. 

Durante il ritorno a casa gli scrissi offrendogli la mia disponibilità, erano già due giorni che mi proponevo di tagliarmi la barba, perché non approfittare e farsi coccolare? Pregustai l'odore fresco della schiuma da barba e il tocco soffice del pennellino. Immaginai già il taglio preciso e fino. 



Combinammo per il Lunedì successivo alle 14e50 davanti alla gelateria Gelato Davvero a Santos, a Escola de Barbearia sta' proprio lì vicino, Zé non fu capace di dirmi a che numero ma inutile complicarsi la vita quando si fissa un appuntamento con un portoghese, basta scegliere un luogo famoso e facilmente riconoscibile e un'orario che permetta facilmente di subire variazioni nell'ordine dei 5-10 minuti di ritardo. 

Andai a dormire felice come un bambino, avevo una scusa per uscire Lunedì e ne avrei approfittato alla grande: ore 14 prevedevo di passare a visitare un amico a lavoro, una fumata, un caffè e poi l'inconto con Zé. Barba e poi via fresco e profumato tra le braccia di Kato, il nome in codice di Kelly, un'artista angolana del piacere oltre che una cara amica che faceva gl'anni proprio il 9. Alle 17h30 incontrare Antonio prima che tornasse a Nord e accompagnarlo fino a Sant'Apollonia per il treno. Tramonto ad Alameda con Marcello rollando un bel ritornello e poi via di metro verso casa. Perfetto. E nel mezzo Lisbona, con le sue varianti di luci e colori, la gente che s'incontra per strada e le mille situazioni che condiscono un novo dia nella capitale europea più relax che ci sia. 



"il Re del ciuffo"


Il Lunedì arrivai a incontrare Zé alle 15e20 davanti al Davvero. Tipico di Lisbona, gli orari si dilatano e le lancette fanno come vogliono loro, mica come vuoi tu. 

Trovandomi davanti un giovane sotto ai 25 anni mi chiesi se sarebbe stato all'altezza di prendersi cura della mia barba, lui che di barba manco l'ombra sulle guanciotte sue magre e butterate. Attraversammo la strada e feci il mio primo ingresso nella Scuola Professionale di Barbeiro e Cabeleireiro. Cabeleireiro (Parrucchiere) è per me ancora adesso uno sciogli lingua fantastico. Una delle parole portoghesi più difficili da imparare e ripetere al primo mese in terra Lusa. Adesso dopo 8 anni ci gioco: vado ad un cabeleireiro ad Areeiro, rápido come un correio, não é per recreio, acredita, preciso mesmo, se não corto esta barba hoje fico feio. 

Salimmo le scale antiche, storte e croccanti come le Pringles. Nessuno all'ingresso, a darci il benvenuto c'era il dosatore con il liquido disinfettante e uno spray per igienizzare le suole delle scarpe. 

Edificio anni '70, stanzone incorniciate in una striscia blu elettrico che corre lungo le pareti e decora i pilastri. L'unica stanza con vita sembra il mini salão. Due file di sedie e specchiere con il set di cassettini tattici per dividere le spazzole dai rasoi, lame dalle schiume, retine da mascherine, disinfettanti dai guanti, adattatori da aspiratori dagli adattatori per i rasoi elettrici ed altri accessori. 

Gli altri studenti sono tutti pischelli, il Professore si riconosce subito: sulla trentina, tatuatissimo, capello corto rasato su vari scalini e livelli, con sfumate e controsfumate che c'ha na' testa che pare n'armadillo, emana stile e sicurezza, corregge o ispira i movimenti di polso certi per rasare di qua e di là. Sento che posso fidarmi con lui in campo. 

Prendo posto. 

Collarino da prete, tác. La tovaglietta di protezione dev'essere per bambini, mi arriva alla pancia o han risparmiato sul plasticame. Metto il cel in Silenzioso, il mio fly modality. Momento relax e devo farmi mettere una lama al collo da uno sconosciuto, meglio stare calmi e zero movimenti azzardati. 

Prima di iniziare con una sfoltita base Zé spiega al Prof. qual é a ideia con questo tardone barbone. Na' sfoltita e i contorni disegnati. Capelli? Quali capelli? Son qui solo per la barba. 

La scuola stà proprio all'angolo tra la Calçada Marques Abrantes e l'Avenida Dom Carlos I, il tram 25 ci passa in slalom per sferragliare poi in Largo Vitorino Damásio. Dalla mia poltroncina ao 1º andar, pronto per essere sbarbato, vedevo giusto il pattino del tram che scorreva lungo i cavi elettrici, come la puntina tra i solchi di un vinile e sobbalzava pure uguale mentre accarezzava il punto di giunzione tra cavi e bulloni. Una ragnatela di metallo tesa a mezz'aria tra la calçada e i tetti pelosi, dove crescono ciuffi ribelli e cespugli spinosi che nessuno può raggiungere per spuntarli. 

Alla radio stavano passando Radio Ga Ga dei Queen, non ci credevo, da una vita non sentivo un pezzo dei Queen alla radio. 


All we here

is Radio ga ga 

Radio goo goo 

Radio ga ga! 


Mi riporta ad un epoca, inizio anni '90, andavo alle Scuole Medie, mio padre mi portava ad un distributore della Q8 vicino alle Sorelle Ramonda e all'entrata dell'autostrada, un Q8 che aveva un negozio di musica a fianco dove si affittavano i cd (Combo Benzina e Dischi). Cazzarola, si affittavano i cd musicali, così, senza dover comprare cd a go-go, compreso The Works con Radio Ga Ga, avendo un impianto stereo in casa potevo poi registrali su cassetta con una buona qualità e sbizzarrirmi a disegnare le copertine. I primi esperimenti grafici. 

Non ricordo il prezzo in Lire ma era ovviamente conveniente piuttosto che comprare decine di cd in un'epoca musicale ricchissima e super-produttiva. 

Ricordo le sere dopo cena, quando i miei restavano ancora in cucina prima di spostarsi in sala per il film in prima visione, mi ricordo le mie mezz'ore Disco, a risentire i pezzi e a saltare  come una scimmietta felice tra la cassapanca e le poltrone. Avevamo un impianto stereo Pioneer, grande e nero, pieno di tasti, doppia piastra per le cassette, due piatti cd, radio, equalizzatore, piatto per i dischi e pure lo spazio sotto per raccogliere cassette e cd. Pure la spazzolina per i vinili con il suo apposito porta-spazzola con la copertura trasparente. Già solo questo mi faceva capire il valore dei vinili. 

Sapevo che era un buon impianto anche perchè era piú nero e lucido del casco di Darth Vader e un Programma Spaziale della NASA si chiamava Pioneer, avevano pure sparato un missile con quel nome quindi figurati il mio stereo che potenza era. 

Saudade a pensare alla mia prima casa e ai miei genitori. 

Quante cose che han fatto, per loro e per me. 

È giá tanto se io riuscirò a farne la metá. 

Porca troia. 

Zé mi pizzica sopra all'orecchio, o meglio, la macchinetta con cui sta' sfumando la barba con l'attaccatura dei capelli e un clean generale. Il Prof si avvicina e gli mostra con sicurezza come piegare le orecchie ai clienti per passaci intorno facilmente, gestisce le mie cartilagini esterne con abilità e pota tutto intorno. 

Il pizzicorio mi riporta al presente. Ma non "il mio" presente. 

Tra i ricordi anni '90 e il 15 Novembre in cui stò scrivendo il racconto torno al 9 Novembre in cui rischio di abbioccarmi per la delicatezza di Zé nell'affrontare ogni mio pelo ispido tra un passaggio di pettine ed un'allineata in uno zack! delle lamine rotanti della macchinetta. 

Ci stiamo mettendo più del normale a fare sta' barba. Capisco che i miei piani, come sempre, potrebbero doversi piegare come gl'oggetti nei quadri di Dalì per combaciare con le otto ore che avanzano in questa giornata. Capisco anche che i soldi spesi l'ultima volta al centro commerciale non sono stati affatto spesi male. 

Il tipo era stato rapido e preciso, zig, zag, zack zack e via in poco più di dieci minuti. Gel? No, grazie. Capelli e barba: 25€. Quasi un tuffo al cuore. 25 cosa? Porca troia ci esco a cena x2 con 25€, ma zio caro. Ma dove cazzo ero entrato? Ottimo taglio, certo, tutto rinnovato e sistemato, un bell'uomo serio e presentabile mi fissava adesso torvo dallo specchio ma per compensare il peso di 25€ in meno nel mio borsello ci voleva anche un pompino con ingoio in bagno. Venticinque euro! Abituato io al barbiere indiano in Mouraria, 10€ e mi fa la stessa roba allineata, tagliata e profumata, senza dover passare dal bagno per lo shot di crema senz'alcool. 

Zé intanto passa la spazzola, la tovaglietta è corta e la maglietta e i pantaloni sono giá coperti di capelli e peli di barba ranzati via. Rimango tranquillo, userò uno di quei phon super potenti per ripulirmi. Non voglio arrivare da Kelly pieno di peli e lasciarglieli in bocca o in faccia dopo un abbraccio. Se proprio devo lasciargli dei peli in bocca che siano altri... 

Sorrido da solo come un pirla. Ma devo mutare d'espressione per lasciar passare Zé vicino agli angoli della bocca. Mi chiede se va tutto bene, và, tranquillo. Sapevo che ci sarebbe voluto di più, pace. 

Subito dopo Radio Ga Ga passano Lenny Kravitz con Fly Away. 


I want to get away 

I want to fly away 


Lenny mi riporta ad un'epoca in cui il negozio dove si affittavano i cd era già stato chiuso, 5 di Lenny Kravitz l'ho avuto tra le mani tramite Federico, un amico d'infanzia che invece si bruciava già i soldi fin da ragazzino comprando ogni disco di Madonna e di Michael Jackson, dai Depeche Mode a Prince e quella volta anche il Lenny. Passai tutto l'album su cassetta e per copertina ci piazzai un 5 gigante. 

"If You Can't Say No" mi aveva aperto un mondo, complice il videoclip e un'aliena Milla Jovovich, celebre poi con il film "5º Elemento" che adorai, soprattutto per la parte di Gary Oldman in Zorg e per quello spettacolo dello ZFI. 

"Voilá, lo ZFI" 

Che nella versione originale è lo ZF1 ma resta sempre una figata. Per chi avesse bisogno di una googolata > Quinto elemento - Lo ZFI 

Quinto elemento, Quinto Livello, altre parentesi del mio passato italiano sembrano voler affiorare ma devo inclinare la testa a destra, poi a sinistra, poi inclino a nord-ovest, poi inclino a sud-est, ci siamo. Zé passa alla lama. 





"Vai passar com a navalha?" Chiede il Prof. 

Zé risponde con un cenno, sento una leggera tensione nell'aria, è il momento difficile, qui si gioca tutto, una goccia di sangue e il lavoro è rovinato. Mi ricorda me al Liceo Artistico quando si passava il tratto pen sul disegno d'architettura. Bastava un istante di troppo, una sbavatura... E si sputtanava tutta la fatica nonostante la bravura. Una goccia nera di troppo su un foglio bianco 50 x 70 era come un pugno nell'occhio. 

Nell'occhio ci finisce uno schizzetto d'acqua. Intanto Zé con il pennelletto m'increma le guance e il sottomento, nell'aria mentolato. 

Ricordo le fumate all'intervallo, le ore a controllare ogni sottile linea distanziata mezzo millimetro dalla precedente e dalla successiva, controllare il punto preciso di partenza e di arrivo di quella che doveva essere una linea precisa e perfetta, una fottutissima linea retta. 

I caffè bevuti in pausa prima di affrontare le tavole e le inclinazioni delle squadre pulite con l'alcool, la linea a T con cui tracciare piante e fondamenta, colonne portanti e pareti da traslare da un piano all'altro. PV, PO, PL... Concentratissimi manco stessimo progettendo il Rover per Marte. 

Le limonate sulle scale, la macchinetta dei gettoni che scoprimmo vomitava gettoni a gratis se la colpivamo con un pugno esattamente sotto alla scritta. O in realtà, quella macchinetta color crema che cambiava le Mille Lire in due gettoni per le lattine fresche da 33 cl. o per il caffè, era la trisnonna di Bander, il robot di Futurama, e piuttosto che farsi menare ci sputava fuori i gettoni. Io e altri due compagni creammo un giro in cortile per vendere 3 gettoni a Mille Lire e così saltava fuori lo scudo per la benza e lo scudo per l'erba. 

Che tempi d'oro. Anche senza il Duo Bucolico a cantarci sopra. 

Ganja e Benza. Adesso invece vent'anni dopo è Ganja e Canja

Epoche. 

Ho sempre apprezzato il nome "EPOCA" per una rivista. 

Zé sta fissando la lametta nel rasoio da barba, il vero momento da barbiere. Mi riporta al momento clow di questo incontro che sembra ormai al 38º round, sono sfinito ma resto calmo, non voglio agitare Zé, il problema è mio che sono un impaziente. 

Navalha (pronuncia: navaglia), pensa in portoghese che nome cazzuto che ha il rasoio da barbiere. Ma può essere anche un coltello per un assalto in strada, un borseggio in un vicolo sporco di Cais con la lama della navalha bella lucida e che riflette l'unico raggio di luce e il bianco degl'occhi tuoi sgranati dal terrore; un brigante lungo un sentiero deserto in un bosco triste e cupo, il brigante è un'ombra minacciosa ma la lama è il metallo vivo e luccicante che fa ancor più paura, la sua navalha tra le mani fa tremare i polsi. 

O sei Steven Seagal che sa sempre come schivare e rispondere colpendo e fratturando di tutto, anche la mamma di Tyson, o ad una navalha è sempre meglio não faltar de respeito

E la lama del barbiere taglia, minchia se taglia. Quante celebri scene di film... 

Mi viene in mente Sweeney Todd, il diabolico barbiere di Fleet Street... 

Mi accontenterei di una fumata con Marla... 

Rimango calmo, a scivolare è la lama spinta da Zé. Mi ricorda la pubblicità della Proraso con il "barbiere a domicilio". Ualà, ualà, uaal-làà! Zé è la nemesi del baffuto protagonista del celebre spot. 

Mi viene in mente il Tiranno di Siracusa. Che personaggio. Tanto temuto quanto odiato. Era arrivato al punto di non fidarsi di nessuno per farsi tagliare la barba e se la tagliava da solo.

Per carità, io adoro farmi la barba, a-do-ro. Ma pensa te che gesto che era farsela fare, o meglio, potersela far fare. Io con Zé vado tranquillo, non credo proprio che la mia vita possa finire oggi così in tragedia, nel salão di una scuola per barbieri in una pozza di sangue. 

Sarebbe troppo forte e traumatico per i ragazzi del corso. Per me poi sarebbe troppo umiliante: dal tizio che voleva farsi fare la barba aggratis al tipo morto malissimo tingendo di rosso la sala principale del Centro di Formazione Professionale. 

Poi sti' ragazzi stanno sempre a filmare tutto, sai che video orrendo? Tra l'altro a cesurarlo da facebook o da YouTube sarebbe proprio un italiano che vive qui a Lisbona, gli uffici di facebook e YouTube stanno tutti qui, come quelli di tante altre aziende big. 

Batterebbe anche la scena de "Il Procuratore" di Ridley Scott, quella in cui Brad Pitt - Westrey finisce malissimo. Che show macabro. 

Gran film, molti non l'hanno apprezzato ma invece a me é piaciuto, adoro tutti i film in cui si ricorda al gentile pubblico che la malavita e il crimine organizzato sono un mondo di merda da cui é megli stare lontani, anzi, lontanissimi. 

La lama invece passa vicino, Zé è attentissimo, delicatissimo, non mi muovo se non per assecondare le rotazioni verso cui le sue mani m'invitano per facilitare i passaggi del rasoio. Poi finalmente è finita, è andata. È fatta!

Ultimi ritocchi, tàaac e ci siamo. Anche il Prof è soddisfatto. Mi sciacquo per bene, controllo da vicino allo specchio, perfetto, pulito, profumato, ottimo, bravo Zé. 

Saluto tutti, buon weekend, bom proveito che poi per i prossimi due "ci chiudono in casa" risate, ma anche no (Rif. ai weekend 14 e 15 Novembre +  21 e 22 Novembre 2020 in Portogallo) rifaccio al contrario il percorso e rieccomi a Santos e alla mia giornata libera, ore libere, per respirare a Cais e poi a Cacilhas, osservando Lei dall'altra sponda e chiedendosi cosa fare adesso che "stà andando tutto a puttane" con queste restrizioni e questo nuovo copione del Covid che sembra voglia riempire le sale per i prossimi anni con questo show che da' i numeri peggio di un indovino a Napoli. 

L'unica smorfia è quella che ci resta stampata in faccia. Complice il vento e il calore acre in bocca mentre tutto arde. Mentre brucia l'Amazzonia e ogni futuro possibile. Mentre il tempo passa, con una lamata ben precisa. Zack! 

Il "nostro" nemico può aspettare anche centinaia di anni pur di vincere. Noi siamo "moderni", rapidi e sfuggenti, ma chi conta e comanda sa giocare a scacchi, pazientemente. Può attendere cento e passa stagioni pur di fare la sua mossa vincente e poter sorridere per ultimo. 

L'impero Cinese ormai comanda coi numeri, in un mondo basato sulle transazioni finanziarie ormai Pechino ha un peso non indifferente sui piatti della bilancia come sulla terra che calpestiamo, coi suoi milioni di cittadini sparsi per il globo. 

Non hanno fretta di affermarsi nell nostre vite occidentali educate a vedere gli States come gli sceriffi del mondo. (Tra l'altro sceriffi ormai ubriachi e pochi credibili. Attimi alla Guerra Civile - Atto secondo negli "U.S.A. e getta") Non hanno fretta ad invitarci a studiare il cantonese, intanto ce lo fanno mangiare e digerire. A saperlo parlare e scrivere guadagneresti tantissimo essendo ancora in pochi a conoscerlo.  



Fine? 



Sarebbe anche ora. 





Testo di Simone Faresin. 




[...] You had your time, you had the power

You've yet to have your finest hour

Radio [...]


Queen 




































Continua... 








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